Ma i veri dolori cadono sulle spalle di Bussagli quando le olive di Pieve di Campoli e non solo arrivano in frantoio, e lui è chiamato a coordinare le attività. “È un periodo molto stressante, a partire dal rumore che producono le macchine. E poi – tira un sospiro profondo – oltre al rumore ci sono le persone”. Marco non si riferisce ai colleghi che in questi due mesi lo aiutano a tenere vivo il frantoio 24 ore su 24 ma ai clienti che portano le proprie olive a frangere. Persone per bene, a modo, che però si trasformano quando i frutti entrano in lavorazione. “Per loro ogni frangitura equivale a un parto. E quindi ogni volta mi fanno domande con molta insistenza e io ho il compito di tranquillizzarli, gestirli, riportarli all’ordine. Non è facile”. Macchine che incedono senza sosta, turni impegnativi, discussioni e tante giornate a sognare un po’ di silenzio e magari anche un trattore guasto e delle chiavi inglesi tra le mani. Alla fine di tutto questo però c’è un arrivo, una soddisfazione vera, senza inganni. “Io sono titubante nel lavoro del frantoio, ogni anno vorrei tirarmi indietro. Però quando assaggiamo il prodotto e capiamo di aver realizzato un buon olio è una bella cosa”. La sincerità con cui lo dice è disarmante e forse è proprio questa “bella cosa” il motivo che spinge Bussagli a sporcarsi ancora le mani e a ritardare la pensione.