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Vendemmia 2023: Lavoro di squadra? No, di una grande famiglia

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Vendemmia 2023: Lavoro di squadra? No, di una grande famiglia

Per Pieve di Campoli la vendemmia è uno dei momenti più sentiti e attesi dell’anno. Un’occasione di ritrovo e di incontro che vede protagonisti gli operai, quelle persone che fanno la differenza e sono al centro della mission dell’azienda di proprietà dell’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero.

Quando si nomina la parola vendemmia un caldo sorriso compare sul volto di Marco Bussagli . La mente si popola di ricordi con la forza e l’intensità che si riserva alle cose importanti. Per lui storico operaio dell’azienda, il momento della vendemmia rappresenta dal 1987, una tappa cruciale dell’anno. “Da sempre viviamo questo passaggio con grande attesa. La vendemmia non è il semplice raccolto dell’uva arrivata a maturazione ma è anche un’occasione di ritrovo, di lavoro di squadra e di amicizia fraterna tra le persone che vi partecipano, sia interne che esterne all’azienda”. Un rituale che sembra destinato a lasciare il segno, a incastonarsi ogni volta nella memoria di chi lo vive attraverso episodi di vita quotidiana dove, passo dopo passo, la fatica si mescola alla gioia di stare assieme e il lavoro di gruppo diventa il lavoro di una grande famiglia.

La cosa più bella è stata il rapporto con la mia squadra. Le battute, le chiacchiere e gli scherzi hanno alleggerito la fatica

Anche quest’anno è andata così. Nei 50 ettari di terreno in cui si sviluppa l’azienda, la vendemmia ha avuto il suo corso tra iniziali perplessità, sforzi logistici e grandi soddisfazioni. Da fine agosto a fine settembre due squadre di operai sono state impegnate nell’attività di raccolta a partire dalle uve destinate alla produzione del rosato per poi passare al Merlot e, infine, al Sangiovese destinato alla lavorazione del Chianti Classico. Tra loro ci sono volti noti dell’azienda ma anche nuove reclute come Giacomo Cini, entrato solo qualche anno fa nel gruppo di operai che con dedizione e costanza si prendono cura dei terreni agricoli dell’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero. “Vengo da una famiglia di contadini e sono cresciuto nei campi – spiega Giacomo – per me è stato naturale scegliere questo lavoro.” E anche per lui il momento della vendemmia sembra non essere trascorso invano. “È stato un periodo bello, memorabile. Il clima e le giornate di sole ci hanno reso la vita più facile non costringendoci a dover vendemmiare sotto la pioggia. Ma la cosa più bella è stata il rapporto con la mia squadra. Le battute, le chiacchiere e gli scherzi hanno alleggerito la fatica rendendola quasi un piacere”. La passione dunque non è morta ma continua, in questo angolo paradisiaco di Toscana, a unire generazioni diverse attraverso una modalità di lavoro che Pieve di Campoli vuole preservare, consapevole della centralità di ogni singola persona. “Speriamo che la vendemmia – conclude Bussagli – continui ad essere nei prossimi anni un momento di comunità e di incontro e che possa coinvolgere anche nuove persone, soprattutto i giovani del luogo”.

Infine anche a livello produttivo i risultati sono stati molto buoni. Contrariamente a quanto è avvenuto in molte zone del Chianti e della Toscana, i vitigni sono stati risparmiati dall’attacco della Peronospora e hanno restituito uve di grande qualità. Qualcuno ha parlato di fortuna mentre qualcun altro ha alluso a una sorta di protezione divina. Non ci è dato conoscere la verità ma alla fine non ha troppa importanza. Ciò che conta è il risultato e il risultato è oltre le aspettative. Anche quest’anno i vini di Pieve di Campoli lasceranno il segno esprimendo tutta la loro ricchezza e potenzialità.

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